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Rolla Alessandro

DIVERTIMENTO OSSIA SESTETTO

per flauto, violino, due viole, violoncello e pianoforte

Edizione critica a cura di Mariateresa Dellaborra

Destinato a un contesto accademico privato, il «Sestetto ossia divertimento» BI 433 di Alessandro Rolla (1757-1841) si pone come ulteriore testimonianza dell'intensa attività musicale svolta a vari livelli nella prima metà dell'Ottocento 
in ambiente milanese da professionisti e amateurs e conferma il ruolo indiscutibilmente primario rivestito dal musicista pavese, «primo violino e direttore» dell'orchestra del Teatro alla Scala dal 1802, nell'organizzazione anche privata di eventi concertistici significativi.


 

La composizione infatti, pensata per sei esecutori specifici impiegati in una combinazione timbrica decisamente inconsueta, della quale sopravvive un'altra sola traccia nel repertorio coevo, impegna in modo considerevole un flauto, un violino, due viole, un violoncello e un pianoforte. Rolla stesso prendeva parte alle esecuzioni per le quali si circondava di allievi volenterosi e di dilettanti dotati comunque di abilità considerevoli, come probabilmente era il destinatario della partitura, il nobile Giovanni Ballabio, allievo del celebre flautista Giuseppe Rabboni, docente presso il neonato conservatorio di musica. Dunque anche nelle accademie private, a pagamento o libere, che si svolgevano presso le dimore delle famiglie aristocratiche, dell'alta borghesia o di uomini "illuminati" e sensibili alle arti, si eseguiva un repertorio di certo rilievo, alternando brani alla moda di provenienza oltremontana (è attestata l'esecuzione di pagine cameristiche di Beethoven, Mozart e Haydn) a pezzi autoctoni, volti a fare emergere a turno i vari interpreti di cui erano ben noti i pregi interpretativi. Con tali caratteristiche si presenta il Sestetto BI 433 conservato in copia manoscritta autografa presso il Department of Special Collections, Memorial Library of Music della Stanford University (n. 884). I tre movimenti, di cui si compone, alternano momenti cantabili e appassionati, in cui è il flauto a condurre prevalentemente il discorso tematico (come avviene nell' Andante iniziale), ad altri più incisivi, in cui l'organico al completo enuncia compattamente i motivi (Minuetto) ad altri ancora più delicati in cui si stagliano dapprima il violoncello quindi il pianoforte e infine il flauto (Trio). Il Tema e variazioni (Andantino mosso) privilegia invece l'aspetto virtuosistico affrontato con pari intensità dai sei strumentisti. Varietà e proprietà di scrittura, forma e organico rendono assolutamente interessante la composizione e offrono nel contempo un importante contributo alla conoscenza della musica cameristica italiana del primo trentennio del 1800.

DIVERTIMENTO

per flauto, violino, due viole e violoncello.

Edizione critica a cura di Mariateresa Dellaborra
Revisione della parte flautistica di Mario Carbotta

Il quintetto formato da flauto, violino, due viole e violoncello, oltre ad essere prediletto per trascrizioni e adattamenti di opere celebri, si afferma con un proprio repertorio originale soprattutto tra l'ultimo ventennio del 1700 e il primo trentennio del 1800 prevalentemente presso compositori di area tedesca (ad esempio Gyrowetz, Romberg, Jakob, Krommer, Danzi, Hoffmeister, Kreutzer) sebbene non disdegnato da francesi (Berbiguier, de Coninx, Fesca) e italiani (Giardini, Cambini, Manara, Lichtenthal, Zucchi). Il caso di Rolla appare estremamente interessante perché oltre ad arricchire il catalogo di tale formazione, apre un significativo spiraglio sull'ambiente accademico e salottiero milanese all'interno del quale erano eseguiti non solo brani d'opera inframmezzati a pezzi strumentali di vario tipo con la predilezione per le fantasie su temi operistici o adattamenti e riduzioni di sinfonie o di brani favoriti, ma anche composizioni originali di stampo personale, connotate da spirito salottiero, ma fortemente ispirate e appassionate. Il quintetto BI 427bis qui presentato, in particolare, dedicato al nobile flautista dilettante, nonché mecenate della musica Giovanni Ballabio, inedito e non inserito nel catalogo Bianchi-Inzaghi delle opere di Rolla, è conservato in copia manoscritta autografa presso la Music Library Northwestern of Evanston (Illinois) che l'ha acquisita agli inizi del 1970 dal Moldenhauer Archive.


Verosimilmente creato tra il 1820 e il 1830, decennio che sembra coincidere con il momento aureo di questa forma, il Divertimento si compone di tre movimenti che coinvolgono i diversi esecutori, ma che privilegiano in particolare il flauto, trasformando alcuni tempi in veri e propri momenti solistici di estremo virtuosismo. Il secondo movimento, il tema e variazioni su «Nel cor più non mi sento» dalla Molinara di Paisiello offre un ulteriore motivo di richiamo in quanto presenta, come talora accade nelle opere rolliane, sezioni di variazione sul tema dato alternate ad episodi originali nei quali i vari strumenti di volta in volta sono chiamati ad intervenire.

CONCERTO IN RE MAGGIORE

(ms Dubrovnik) per flauto e orchestra

Edizione critica a cura di Mariateresa Dellaborra 
Revisione della parte flautistica e cadenze di Mario Carbotta

Scritto verosimilmente prima del 1820, durante gli anni in cui Alessandro Rolla (1757-1841) insegnava violino e viola nel neonato Conservatorio di musica di Milano, e probabilmente pensato anche per un interprete specifico, il concerto in re maggiore per flauto rappresenta un'importante testimonianza non solo nell'esiguo ambito del repertorio di musica strumentale italiana di primo Ottocento, ma anche nel catalogo rolliano per flauto. Rolla infatti, esecutore ammirato, didatta impeccabile e apprezzato direttore dell'orchestra del Teatro alla Scala di Milano, nonché lungimirante promotore culturale, nel corso di una cinquantennale carriera ha privilegiato la composizione per violino e viola, cedendo solo in taluni casi alla creazione di pagine con flauto sia solista di compagini orchestrali sia in formazioni da camera.


Rispetto alle altre composizioni già note, il concerto in re maggiore riveste un ulteriore motivo di interesse in quanto inedito, sconosciuto agli studiosi (non è infatti citato nel catalogo delle opere di Alessandro Rolla curato da L. A. Bianchi - L. Inzaghi) e solo recentemente rinvenuto nell'archivio Samostan Male Brace (Monastero dei frati minori) a Dubrovnik.

La copia manoscritta, tràdita in partitura e in sei parti staccate, piuttosto puntuale e precisa nella grafia, conferma i tratti stilistici dell'autore, che pur partendo da posizioni tradizionaliste e ancorate a una scuola ormai declinante, 
si mostra aperto alle tendenze stilistiche e formali del suo tempo e sa contemperare il gusto per la solidità e la chiarezza delle strutture, con la fluidità melodica e il virtuosismo. Sebbene considerato dai contemporanei «il creatore del suono della viola [�] che sotto le sue dita e il suo arco pompeggiò di tesori più che armoniosi», Rolla padroneggia le possibilità espressive e tecniche del flauto offrendo ai suoi virtuosi una buona vetrina di sfoggio virtuosistico e di cantabilità.

GRAN QUARTETTO CONCERTANTE

per due violini, viola e violoncello Op. 2 n. 1

Edizione critica a cura di Fabio Morabito

Il primo dei Tre gran quartetti concertanti Op. 2 – seconda, nonché ultima, raccolta di quartetti pubblicata da Alessandro Rolla (1757-1824) – costituisce in realtà la più tarda opera per quartetto d'archi oggi nota del compositore pavese. Composto tra il settembre e l'ottobre del 1823, questo quartetto si colloca alla fine di una lunga stagione di sperimentazione tecnica, rappresentandone a tutti gli effetti la sintesi. Negli ultimi quartetti di Rolla è infatti evidente una precisa volontà di conciliare la grande scrittura virtuosistica italiana per strumenti ad arco con l'organicità e l'equilibrio formale del genere quartettistico, così come si era venuto codificando in ambito viennese.


Con questa Edizione critica – realizzata in base alle metodologie più aggiornate e ai più recenti studi di bibliografia testuale – si restituisce per la prima volta in epoca moderna il capolavoro rolliano, accompagnato da una meticolosa ricostruzione delle tortuose vicende che hanno contraddistinto la genesi e la pubblicazione della raccolta in seno a Casa Ricordi (editore che più d'ogni altro intrattenne un rapporto privilegiato con Rolla). In vista della definizione del testo critico, questa Edizione formalizza per la prima volta alcuni criteri editoriali imprescindibili per una restituzione scientifica dei quartetti e più in generale delle composizioni per archi di Alessandro Rolla. Tale formalizzazione è coadiuvata da uno studio preliminare di particolari aspetti del processo compositivo con forti implicazioni nella tradizione testuale delle opere rolliane.

GRAN QUARTETTO CONCERTANTE

per due violini, viola e violoncello Op. 2 n. 2

Edizione critica a cura di Fabio Morabito

All'interno della produzione rolliana per quartetto d'archi, il Gran quartetto concertanteOp. 2 n. 3 ed il Quartetto n. 2 realizzano una situazione testuale del tutto particolare e, allo stesso tempo, estremamente significativa per la comprensione dell'opera di Alessandro Rolla.


Il terzo quartetto dell'Op. 2 (pubblicata nel 1824 per Ricordi) costituisce infatti un parziale rimaneggiamento di una precedente composizione dello stesso Rolla, il Quartetto n. 2, risalente ad una quindicina d'anni prima e mai dato alle stampe. Trovandosi ad approntare il set dell'Op. 2, Rolla recuperò questo suo quartetto rimasto inedito e lo sottopose ad un profondo interevento di revisione, per conformarlo alle sue più recenti concezioni di poetica. Tale revisione comportò la completa sostituzione di due movimenti (Allegro eMinuetto), mentre il tempo lento ed il finale (Adagio Rondò) vennero rimaneggiati, più che nella sostanza tematica ed armonica, soprattutto nella gestione dell'articolazione formale delle sezioni e nell'uso della scrittura concertante.

Questa singolarissima condizione testuale ( che rappresenta un imponente caso di filologia d'autore ) dà modo di seguire (attraverso un confronto sistematico delle due versioni diAdagio Rondò) come sia avvenuto il processo di revisione dalla prima versione alla seconda. Abbiamo così accesso diretto all'officina del compositore, che possiamo osservare passo per passo mentre corregge e riscrive una propria opera composta molto tempo prima. Si tratta di una prospettiva del tutto nuova per gli studi rolliani, che fino ad oggi non si sono mai spinti ad affrontare lo studio del processo compositivo e le relative problematiche di tradizione testuale nelle opere di Rolla. Infine, lo studio di questi due quartetti – vere e proprie fotografie della volontà d'autore ad altezze cronologiche diverse – individua alcuni parametri utili per la valutazione del percorso di maturazione stilistica e di evoluzione tecnica nell'arco dell'intera produzione quartettistica di Alessandro Rolla.

GRAN QUARTETTO CONCERTANTE

Op. 2 n. 3 QUARTETTO N. 2 per due violini, viola e violoncello

Edizione critica a cura di Fabio Morabito

All'interno della produzione rolliana per quartetto d'archi, il Gran quartetto concertanteOp. 2 n. 3 ed il Quartetto n. 2 realizzano una situazione testuale del tutto particolare e, allo stesso tempo, estremamente significativa per la comprensione dell'opera di Alessandro Rolla.


Il terzo quartetto dell'Op. 2 (pubblicata nel 1824 per Ricordi) costituisce infatti un parziale rimaneggiamento di una precedente composizione dello stesso Rolla, il Quartetto n. 2, risalente ad una quindicina d'anni prima e mai dato alle stampe. Trovandosi ad approntare il set dell'Op. 2, Rolla recuperò questo suo quartetto rimasto inedito e lo sottopose ad un profondo interevento di revisione, per conformarlo alle sue più recenti concezioni di poetica. Tale revisione comportò la completa sostituzione di due movimenti (Allegro eMinuetto), mentre il tempo lento ed il finale (Adagio Rondò) vennero rimaneggiati, più che nella sostanza tematica ed armonica, soprattutto nella gestione dell'articolazione formale delle sezioni e nell'uso della scrittura concertante.

Questa singolarissima condizione testuale – che rappresenta un imponente caso di filologia d'autore – dà modo di seguire (attraverso un confronto sistematico delle due versioni diAdagio Rondò) come sia avvenuto il processo di revisione dalla prima versione alla seconda. Abbiamo così accesso diretto all'officina del compositore, che possiamo osservare passo per passo mentre corregge e riscrive una propria opera composta molto tempo prima. Si tratta di una prospettiva del tutto nuova per gli studi rolliani, che fino ad oggi non si sono mai spinti ad affrontare lo studio del processo compositivo e le relative problematiche di tradizione testuale nelle opere di Rolla. Infine, lo studio di questi due quartetti – vere e proprie fotografie della volontà d'autore ad altezze cronologiche diverse – individua alcuni parametri utili per la valutazione del percorso di maturazione stilistica e di evoluzione tecnica nell'arco dell'intera produzione quartettistica di Alessandro Rolla.